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La cantatrice calva

10/5/2013

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Immagine
Di Eugène Ionesco
Regia: Sergio Masieri
Con: Gianluca Frigerio, Debora Migliavacca Bossi, Marco Schiatti, Stefania Colombo, Ettore Cibelli, Milvys Lopez Homen
Luci e fonica: Francesco Vocaturo
Scenografie: Katia Gianmarino
Attrezzisti: Mirko Paschetto, Chiara Currà
Responsabile di produzione: Chiara Ilardo
Ufficio stampa: Manuela Caspani
Una produzione: Teatrando Produzioni / Teatro Caboto 

«Nell'edizione curata da Masieri ha prevalso l'aspetto clownesco, ironico, mordace, e gli attori hanno tutti seguito con professionalità il disegno registico. Pubblico plaudente e soddisfatto.»
Mario Mattia Giorgetti su “Sipario” del 14 luglio 2008 
«Se Ionesco ha trasformato le frasi di una grammatica inglese in una feroce critica all’insensatezza delle abitudini piccolo borghesi, Masieri cerca -con grande fiuto scenico- di dare un senso alle battute insensate che si susseguono vivaci e inarrestabili come una sfilata di carri allegorici. Ottimo il lavoro con gli attori, a cui non manca mai un’intenzione per giustificare un verso, ma soprattutto grande attenzione al pubblico, che non resta mai senza nulla da vedere o da sentire.»
La redazione di Teatroteatro.it 
Caratteristiche dello spettacolo:
  • un classico del teatro contemporaneo
  • una messa in scena grottesca e divertente

 Lo spettacolo si presta a:
  • tutti i tipi di pubblico
  • stagioni di prosa come elemento di drammaturgia contemporanea
  • ricorrenza dei 60 anni dal debutto avvenuto nel 1950 a Parigi

Durata: 1h 10min senza intervallo
Debutto: aprile 2008
Principali piazze effettuate:
  • Milano: Teatro Caboto

Note di regia

Nella mia lunga carriera d’attore ho frequentato assiduamente il teatro dell’assurdo, sviluppando un gusto spiccato per tutti i suoi risvolti. Il mio approccio registico a La cantatrice calva sottolinea ed esaspera la comicità dell’opera. Presento i personaggi come manichini prossimi a disgregarsi insieme ai loro rituali: incapaci di vero ascolto, si ritrovano in un salotto a consumare il proprio tempo in conversazioni debordanti di luoghi comuni e in convenzioni radicate ed immutabili, in attesa che qualcosa di nuovo venga a portare un’emozione qualsiasi nelle loro vite. Vite che si consumano nell’assenza di un vero rapporto con i propri simili, sino alla frantumazione del linguaggio, che li proietta in un vortice di suoni inarticolati che sfocerà nel delirio. 

L’autore  

Eugène Ionesco, rumeno di nascita, francese d’adozione è con Samuel Beckett il rappresentante più famoso di quella corrente teatrale contemporanea definita "teatro dell’assurdo" che porta in scena i nodi esistenziali dell’uomo moderno: incomunicabilità, falsità di rapporti, routine, difficoltà a dare un senso all’esistenza. Approdato in Francia, dopo varie esperienze letterarie, nel 1950 mette in scena "La cantatrice calva", una commedia in cui Ionesco si presenta come autore d’avanguardia, deciso a voltare le spalle al teatro canonico e sfuggire al realismo e alla psicologia. Ionesco non è un autore facile: i suoi lavori sono volutamente ermetici e al di fuori dei canoni tradizionali, convinto che in tal modo, spingendo l’arte fuori dai linguaggi tradizionali, abbia una funzione di verità e demistificazione. 

Il testo   

Questa prima opera di Ionesco occupa un posto preminente nella storia del teatro, e segna una svolta decisiva nell’evoluzione delle forme drammatiche. L’aspetto che immediatamente colpisce, ancora oggi, nell’opera è quello linguistico. Raramente capita di imbattersi in autori che usino le parole con tanta libertà e spregiudicatezza: Ionesco le deforma, le mutila, le concerta nei più bizzarri e gratuiti giochi di rime, giungendo a farne strumenti per effetti esclusivamente sonori. 
Tra gli autori della cosiddetta avanguardia, Ionesco è quello più istintivamente dotato di senso comico e di gusto per il paradossale. Si tratta di una comicità funzionale, legata ai personaggi posti in scena ed al processo che l’autore fa loro subire. Personaggi opachi e meschini, intrisi di tutte le risciacquature della società, doppi, ipocriti, impegnati ad ingannare se stessi recitando la commedia della grandezza - o meglio, staremmo per dire, della verità. I fantocci della “Cantatrice calva” sono le conchiglie vuote che le onde trascinano – schemi ormai senza contenuto di una società che continua a portarsi dietro un grottesco rispetto del rituale: non per niente l’azione si svolge in un salotto borghese. “La cantatrice calva” viene presentata ogni sera ininterrottamente da oltre 50 anni al Théatre de la Huchette di Parigi. 
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