
Di William Shakespeare
Regia: Gustavo La Volpe
Con: Gustavo La Volpe, Roberta Nanni, Valentina Grancini, Elisa Campoverde, Francesco Bernava, Andrea Bonati, Silvano Ilardo, Silvia Beillard, Giuliano Turone, Marco Schiatti, Davide Sormani, Daniele Giulietti, Marco Ottolini
Luci: Nicolò Leoni
Fonia: Francesco Vocaturo
Attrezzisti: Mirko Paschetto, Chiara Currà
Responsabile di produzione: Chiara Ilardo
Ufficio stampa: Manuela Caspani
Una produzione: Teatrando Produzioni
Regia: Gustavo La Volpe
Con: Gustavo La Volpe, Roberta Nanni, Valentina Grancini, Elisa Campoverde, Francesco Bernava, Andrea Bonati, Silvano Ilardo, Silvia Beillard, Giuliano Turone, Marco Schiatti, Davide Sormani, Daniele Giulietti, Marco Ottolini
Luci: Nicolò Leoni
Fonia: Francesco Vocaturo
Attrezzisti: Mirko Paschetto, Chiara Currà
Responsabile di produzione: Chiara Ilardo
Ufficio stampa: Manuela Caspani
Una produzione: Teatrando Produzioni
Un grandissimo dramma, una bellissima storia, una realizzazione superba: tutto questo rende bellissima quest'opera che, nella produzione del grande autore inglese, riesce a svettare per imponenza delle tematiche e sublimità poetica.
«Buffone: Zio, se tu fossi stato il mio buffone, ti avrei fatto bastonare per essere invecchiato prima del tempo.
Lear: Perché prima del tempo?
Buffone: Non avresti dovuto diventar vecchio prima di diventare saggio.»
Caratteristiche dello spettacolo:
Debutto: ottobre 2008
Principali piazze effettuate:
- atmosfera barbara e precristiana
- testo classico
- messa in scena dal forte impatto visivo ed emozionale
- pubblico maturo
- stagioni di prosa come elemento di drammaturgia classica
Debutto: ottobre 2008
Principali piazze effettuate:
- Milano: Teatro Blu
- Seregno (MB): Teatro Santa Valeria
- Bovisio Masciago (MB): Teatro La Nuova Campanella
Note di regia
Più leggevo Re Lear e più mi sentivo sprofondare come inghiottito dalle sabbie mobili. Si, perché la sabbia, la terra nuda è lo spazio in cui vive l’opera, la nuda terra sulla quale ci dibattiamo noi protagonisti di questa ”grande farsa senza significato che è la nostra esistenza”, per adoperare una terminologia beckettiana. Ma qualcosa invece mi faceva sentire immerso in un immenso oceano, schiacciato dalla vastità, disperato naufrago sulla zattera delle mie poche certezze. Tra queste l’assoluta coscienza di affrontare la più grande, ricca e vasta opera shakespeariana.
Vi sono molteplici linee narrative nel Re Lear che partono dalla storia parallela,discutibilmente definita secondaria di Gloster, per intrecciarsi poi in un unicum narrativo. Ma ciò che spaventa e affascina al tempo stesso è la quantità smisurata di tematiche che sono presenti in questo testo. L’autore ci presenta la nostra vita in tutti i suoi aspetti, chiedendosi in sintesi qual è il significato di questo viaggio dalla culla alla tomba. Su questo abbiamo cercato di interrogarci con gli attori e partendo dalle domande sul perché siamo giunti a chiederci del come.
La regia in particolare ha voluto mettere in risalto il senso del barbaro, in termini alessandrini, cioè di stranieri all’interno della propria famiglia, l’assoluta cecità, ed il senso del possesso/potere. Tutti temi che, grazie alla straordinaria capacità di Shakespeare di essere oltre lo spazio ed il tempo, sembrano essere gli ingredienti di una tragedia scritta oggi. Le scelte sull’ambientazione e i costumi sono indirizzate al preciso intento di non collocare ed identificare un periodo preciso,se non un’atmosfera di carattere precristiano con voluti salti temporali ed anacronismi che riflettono le indicazioni di scrittura dell’autore stesso. Peter Brook ha definito questo capolavoro della letteratura mondiale, alla prima lettura della sua compagnia, “una montagna la cui cima non è stata ancora raggiunta”; forse non lo sarà mai, intanto noi proviamo ad arrampicarci e più saliamo più respiriamo aria che ci fa bene.
Gustavo La Volpe