
Di Eric Rohmer
Regia: Marco Schiatti
Con: Cinzia Farina, Luigi Vitale
Luci e fonica: Francesco Vocaturo Scenografie: Marco Schiatti / Lorena Beretta
Attrezzisti: Mirko Paschetto, Chiara Currà
Responsabile di produzione: Chiara Ilardo
Ufficio stampa: Manuela Caspani
Una produzione: Teatrando Produzioni
Regia: Marco Schiatti
Con: Cinzia Farina, Luigi Vitale
Luci e fonica: Francesco Vocaturo Scenografie: Marco Schiatti / Lorena Beretta
Attrezzisti: Mirko Paschetto, Chiara Currà
Responsabile di produzione: Chiara Ilardo
Ufficio stampa: Manuela Caspani
Una produzione: Teatrando Produzioni
I protagonisti della commedia sono due giovani ex amanti: Paul e Adèle. Nell’appartamento parigino di Paul i due giovani intrecciano ragionamenti d’amore e di musica, in un gioco verbale che segue in parallelo il dialogo tra pianoforte e clarinetto, nella omonima composizione musicale di W. A. Mozart. La pagina musicale delicata e malinconica amata da entrambi assume così il ruolo di un terzo personaggio-chiave, che sottolinea e accompagna la partitura variegata dei sentimenti dei due giovani. Nel corso dei sette quadri che si sviluppano nell’arco temporale di un anno, i due personaggi ricostruiranno il loro amore, perduto per un malinteso e ritrovato per un curioso equivoco.
Caratteristiche dello spettacolo:
Debutto: maggio 2006
Principali piazze effettuate:
- adatto a teatri e a spazi non teatrali in cui il pubblico può anche circondare la messa in scena a distanza ravvicinata
- il legame con Rohmer lo rende un omaggio al grande cineasta a poco tempo dalla sua scomparsa
- il testo, la trama, la messa in scena sono curate ed essenziali come il cinema dell’autore
- tutti i tipi di pubblico
- stagioni di prosa come elemento di drammaturgia contemporanea
- ricorrenze come S. Valentino e la Giornata Internazionale della Donna
- a integrazione di cicli cinematografici dedicati all’autore
- come omaggio al suo autore data la recente scoparsa avvenuta nel gennaio 2010
- ricorrenze legate a Mozart: 27/01/1756 - 5/12/1791
Debutto: maggio 2006
Principali piazze effettuate:
- Milano: Teatro Blu
- Seregno (MB): Teatro Santa Valeria
- Nova Milanese (MB): Auditorium Comunale
- Bovisio Masciago (MB): Teatro La Nuova Campanella
- Apiro (MC): Teatro G.Mestica
Note di regia
Il “Trio in Mi bemolle”, unica opera teatrale del regista cinematografico francese Eric Rohmer, recentemente scomparso, spicca per la semplicità dell’intreccio, la freschezza dei dialoghi, la delicatezza dei personaggi. A Rohmer non interessano i grandi moti dell’animo e le epiche passioni, ma l’umanità dei personaggi e le piccole sfumature dei sentimenti. Il suo cinema è fatto di pochi personaggi, inquadrature strette, primi piani: spesso è stato definito “teatrale” per la cura della recitazione. Per un voluto gioco di simmetria, Rohmer costruisce il suo “Trio” come un film in cui le i diversi quadri si susseguono come scene cinematografiche.
La regia dello spettacolo esalta il legame con il cinema di Rohmer, costruisce gli ambienti come un set, assembla le scene come in un montaggio cinematografico. Gli attori lavorano sulla verità delle intenzioni e la delicatezza espressiva: nel “Trio in Mi bemolle” il pubblico li osserva da vicino, in primo piano, come in un film. Il sorriso con cui l’autore racconta la storia dei suoi personaggi si trasmette al pubblico e lascia il ricordo di una storia tenera e lieve come il suo cinema”.
L’autore
Éric Rohmer, nome d'arte di Jean Marie Maurice Schérer (Tulle, 4 aprile 1920 – Parigi, 11 gennaio 2010), è stato un regista e critico cinematografico francese e uno dei maggiori esponenti della Nouvelle Vague. Una delle caratteristiche peculiari del cinema di Rohmer è l'utilizzo limitato della colonna sonora, con il solo accompagnamento di rumori e suoni naturali o urbani (ripresi doverosamente in presa diretta). Il ritmo è lento, asincopato, naturale; le riprese lunghe non vengono frammentate nel montaggio, che dà ai film un senso realistico dei tempi. Il suo cinema è soprattutto parlato; è privo di una vera azione ed è densissimo di dialoghi, non a caso spesso definito “teatrale”. Tutto punta ad essere leggero. La scenografia è sempre curata dallo stesso regista, che è insieme scenografo e costumista, e mira a identificare ogni film con una trama cromatica di 2-3 colori fondamentali ricorrenti per tutta la pellicola, coerenti (e implicitamente partecipi) con l'umore delle scene stesse. Il Trio in Mi bemolle nasce per rispondere alle critiche di eccessiva teatralità dei suoi film, per dimostrare che secondo lui cinema e teatro sono a suo parere specchio della vita e linguaggi espressivi che hanno una radice comune.
Il testo
Scritto nel 1984 e rappresentato per la prima volta a Parigi nel 1987, è stato portato in Italia nel 1989 da Franco Quadri, ed è stato messo in scena tra gli altri da A.Pecini, M.Milesi, A.Machìa. Nel presentare la sua ultima opera cinematografica “Gli amori di Astrea e Celadon”, uscito nel 2007, lo stesso Eric Rohmer dice: ”L'unico testo teatrale che ho scritto, Il Trio in Mi bemolle, è costruito su una suspense analoga a quella dell’Astrea: vediamo il protagonista ostinarsi in modo folle, come fa Céladon, nel non pronunciare la parola che farebbe scattare la frase che egli attende dalla sua amata, frase che solo la donna può pronunciare".
A sottolineare il fatto che il Trio è strutturato come una sceneggiatura, nel 1993 in Spagna ne è stata realizzata una versione cinematografica.