Tratto da: “La voce umana”di Jean Cocteau e “Alle soglie della vita” di Nara Livet Regia e adattamento: Silvano Ilardo Musiche: Erik Satie, Johnny Halliday, Giorgia. Con: Anna Cacioppo, Laura D'Auria , Serena Vegni , Tina Borgia Movimenti scenici: Silvano Ilardo Attrezzisti: Giulia De Lorenzi Responsabile di palcoscenico: Chiara Currà Responsabile di produzione: Irene Zappalà Ufficio stampa: Manuela Caspani Una produzione: Teatrando Produzioni Quattro giovani attrici affrontano il monologo di Cocteau e l’opera di Bergman nel rispetto dei testi e senza soluzione di continuità. La messa in scena minimalista diviene via via sempre più impressionante ed intensa grazie ad un uso massiccio, quasi magico, dell’elemento acqua. L’elemento acqua rallegra le vicende diventando esso stesso protagonista. Attraverso l’acqua le donne parlano, comunicano, riflettono si purificano. In un palco di acqua le donne si muovono. Scivoloso e infido, freddo e tagliente, conosciuto e rassicurante, umido e accogliente. Scivolano e danzano. Urlano e piangono. Si ribellano e lottano. Soffrono e subiscono. Si rialzano e vincono. Caratteristiche dello spettacolo:
Debutto: giugno 2005 Principali piazze effettuate:
Lo spettacolo Le attrici de “La voce umana” narrano di una donna non più giovane che tenta in maniera disperata di mantenere viva una passione languente, aggrappata alla cornetta del telefono. Un testo che scorre con strazio nell’animo dello spettatore e che lo affascina proprio perché pieno di quegli equivoci, ambiguità, contraddizioni tipici della vita e dei sentimenti. In “Alle soglie della vita”, tre donne diverse per carattere ed estrazione sociale, accomunate unicamente dal fatto di essere prese con delle difficili gravidanze: la colta e borghese Cecilia ha perso il figlio per non averlo a suo avviso abbastanza voluto, lei e l'incerto marito. Hjördis, la più giovane, la più sradicata ed esposta alle contraddizioni del mondo, sarà quella che probabilmente darà davvero alla luce un bambino, pur essendo arrivata lì dopo aver tentato di abortire. La solare Stina, ragazza di campagna, lo perde durante il parto, pur avendolo atteso con amore e impazienza. Un'intensa riflessione sull'enigma della nascita, una discesa nel mistero della vita che si manifesta secondo logiche imprevedibili. Infine la storia di una prostituta combattuta tra il disprezzo verso se stessa e un disperato bisogno d’amore, si risolve in dichiarazioni sconcertanti di una donna che non vuole arrendersi.
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