Di Slavomir Mrozek Regia: Silvano Ilardo Musiche: Goran Bregovich, Taraf De Haidours, Kocani Orkestar Con: Silvano Ilardo, Marco Schiatti Scenografie: Silvano Ilardo Responsabile di produzione: Chiara Ilardo Ufficio stampa: Manuela Caspani Una produzione: Teatrando Produzioni Riflessione .......quasi una seconda patria! “Un treno, una valigia con poche cose e il profumo della propria terra nel naso e nella testa... come ogni separazione anche quella dalla propria patria è una ferita su cui ogni emigrante continua a respirare. Intere famiglie, interi paesi, si spostano alla ricerca di un lavoro, di una casa, di una nuova felicità. Riscattare la propria vita al prezzo non solo della lontananza, ma, spesso, al prezzo di un ritorno che non si darà mai. Eppure non sono la disperazione o la tristezza a vivere l’emigrante, non solo, c’è la rabbia della fatica, la gioia della fatica e l’ironia di chi sa cosa sa! Approdai a Milano giovanissimo avevo sei anni. Transitai da Milano come profugo della Tunisia nel lontano 1962 per essere smistato a Novara in un campo profughi in attesa di destinazione... Il mio viaggio nella vita si è sempre intrecciato in un modo misterioso e continuo, vorrei dire insondabile, con la capitale lombarda, viaggi e visite brevi, fughe. Ma l'arrivo a Milano è l'arrivo, nella sua stazione, era ed è sempre emozionante. Avevo sempre un rispetto timoroso quando entravo in questa grande pancia ed aspettavo con un’attenzione smisurata lo stop. Oggi mi si presenta la possibilità di rivivere un emozione sicuramente forte come i ricordi, e mi sorprendo nel pensare di essere attore emigrante proprio nel luogo che mi generò come “Emigrante". Silvano Ilardo (un emigrante) Caratteristiche dello spettacolo:
Lo spettacolo si presta a:
Debutto: ottobre 2001 Principali piazze effettuate:
Lo spettacolo Aa e Xx, anonimi personaggi che potrebbero essere identificati come profughi dell’Est (ma si noti l’uso del condizionale), consumano le loro vite in un angusto sottoscala dal quale il mondo esterno- la società che li ospita, simboleggiata dal sovrastante condominio- può solo essere ascoltato e vagheggiato. Personaggi opposti quanto complementari anche nei loro curiosi paradossi caratteriali- l’uno operaio ma strenuo sognatore, l’altro intellettuale ma partigiano del concreto- i due si incontrano e si scontrano sulla scena in un susseguirsi di battute serrate, a volte alleggerite dagli interventi dei danzatori e da picchi d’inattesa comicità, altre volte rese profondamente drammatiche da scorci di toccante umanità travolta dall’incomunicabilità e dalla solitudine. Il ritmo- inizialmente e intenzionalmente lento- si fa sempre più battente, in un’escalation che trasporta inconsapevolmente lo spettatore conducendolo ad allearsi emotivamente ora con l’uno, ora con l’altro personaggio, fino a sorprendersi ad ammettere in sé il disagio che tutti possiamo talvolta sperimentare nello scoprirci soli ed estranei al tempo o al luogo delle nostre esistenze. La distinzione fra palcoscenico e platea è più volte violata nel corso dello spettacolo per via di alcune interazioni con il pubblico. Un travolgente atto unico, capace di divertire , commuovere e far riflettere sul comune destino di protagonisti delle nostre storie interiori come semplici ospiti, più o meno graditi, del tempo e del contesto in cui viviamo. Incredibile ed avvincente per i suoi contenuti attualissimi,questo allestimento che rappresentiamo da dieci anni ininterrottamente è diventata la bandiera della Compagnia, ed in ogni teatro il successo è innegabile. Porta ancora spettatori affezionati che tornano per rivederlo più volte. Un vero ritratto generazionale. L’autore Sławomir Mrożek (Borzęcin, 29 giugno 1930) è uno scrittore polacco. Scrittore abilissimo di feuilleton satirici comincia a scrivere per il teatro dal 1958. Un tipico rappresentante di quegli intellettuali che assistono al disfacimento culturale. Il suo è un teatro palesemente lontano dalla vita quotidiana: "Qualsiasi cosa si svolga sulla scena ha un inizio e una fine, e soprattutto non ha alcuna conseguenza: l'esatto opposto di quanto accade nella realtà, dove ogni azione ha effetti che più si allontanano, meno sono prevedibili, tanto da risultare imponderabili". Spesso visto come un drammaturgo del "teatro dell'assurdo" caratteristica che è vera solo per la sua primissima produzione. Nel tempo si avvicinerà sempre più alla poetica di Witkiewicz e Gombrowicz. Galleria fotografica
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